Casartigiani Treviso



27/07/2020
Film e libro sugli antichi mestieri

Gli artigiani bellunesi e trevigiani fanno il punto a Sedico e si raccontano con un libro e un docufilm. La sala conferenze del Centro consorzi ha ospitato ieri mattina, alla presenza del ministro per i rapporti con il parlamento, Federico D’Incà, la presentazione di un documentario al quale è abbinato un interessante libricino dedicati alla storia (ma anche, soprattutto, al presente) della tradizione artigiana di Treviso e Belluno.

Il titolo del lavoro è “Gli antichi mestieri”. All’iniziativa hanno aderito Rete imprese Dolomiti, Artigianato trevigiano e Casartigiani Treviso e la camera di commercio Treviso-Belluno Dolomiti, oltre alla scuola del legno.

Ad aprire i lavori è stato il padrone di casa Michele Talo, direttore del Centro consorzi. «È fondamentale cercare di preservare le attività degli artigiani che – ha sottolineato Talo – stanno salvando l’Italia. Dobbiamo valorizzare le specificità e le abilità delle persone che con le loro competenze guidano anche le nuove macchine». Michela Barattin, presidente di Rete imprese Dolomiti, ha ricordato di essere lei stessa «una piccola artigiana che ha rilevato l’azienda di famiglia. Spero – ha auspicato – che in tanti possano fare altrettanto cosicché le nostre radici possano essere valorizzate. La manualità, e la possibilità di toccare con mano il nostro lavoro, possono aiutarci anche in futuro».

Franco Storer, presidente regionale di Casartigiani, e Piergiovanni Maschietto, numero uno di Casartigiani Treviso, hanno richiamato “l’obbligo di raccontare da dove veniamo”. «L’importante sarebbe creare un libro dove vengano indicati i mestieri del futuro. In tutti i casi – ha detto Storer – c’è bisogno di incentivare le attività storiche, affinché resistano e non scompaiano. Se non vengono supportate adeguatamente, si perdono».

«Saremo anche piccoli – gli ha fatto eco Maschietto – ma siamo orgogliosi di esistere e di tenere il punto su tante situazioni che talvolta altri ignorano. Questa pubblicazione è un primo passo per valorizzare l’artigianato storico e ripartire dalle nostre radici. Il duro colpo accusato dal nostro sistema negli ultimi dieci anni è evidente: rispetto al 2016, metà dei negozi storici che avevamo censito allora hanno chiuso».

Il ministro per i rapporti con il parlamento, Federico D’Incà, riagganciandosi ai numeri presentati poco prima (un milione e trecentomila imprese artigiane in Italia di cui 140mila in Veneto) ha ricordato la tradizione artigiana bellunese (a partire da quella, assai antica, delle spade) ed ha riconosciuto che «in questo periodo gli artigiani hanno sostenuto uno sforzo enorme». Ha poi allargato lo sguardo alla situazione attuale. «Lo smart working – ha aggiunto – ci insegna che forse è possibile lavorare anche da Cencenighe, ad esempio, come se ci trovassimo a Milano. Dovremo puntare su alcuni temi fondamentali come la green economy, la scuola, l’innovazione, la tecnologia e la digitalizzazione». Gioia Sacchet, vicesindaco di Sedico, si è complimentata con «coloro che hanno redatto questo libro e realizzato questo docufilm. Ho una grande passione per gli antichi mestieri, come quelli degli impagliatori di cesti e careghe, che purtroppo stanno cadendo in disuso».

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